Tutto questo sistema di cose l'ho vissuto sempre durante la mia vita in maniera molto emozionale per cui vedo le cose anche da un altro punto di vista. Certamente i diari “del” Piero Morganti come diceva “la” Francesca Pasini e i quadri “della” Maria sono dei fatti molto esistenziali, sono dei movimenti continui legati all'autobiografia. Cioè sono delle autobiografie. Autobiografie estremamente ravvicinate quando diventano proprio dei diari. È come una specie di esistenza in maniera calligrafata, a parole per Piero, e in maniera a colori per la Maria. Questo bisogno, questa capacità, questa continuità ossessiva di fare il diario è una cosa che mi ha sempre intrigato. Io ci ho provato e questa cosa l'ho fatta magari otto, dieci, trenta volte a grandi distanze di tempo e di spazio con tecniche diverse specialmente in alcuni scritti sulle mie riviste Casabella, Modo e anche Domus. Ho sempre pensato devo andare avanti, devo continuare, devo farlo tutte le mattine. Non l'ho fatto. Però quei pezzettini in cui ho descritto una mia giornata o in cui ho descritto per esempio in corrispondenza di un giorno, di una tal sensazione, queste cose sono state per me di una grande intensità.
I colori che esprime la Maria sono secondo me un modo per rendersi sicura. Sono definiti da questa sua ossessività intima, da questo suo chiudersi all'interno del suo piccolo edificio a Venezia che è il suo studio (quasi una casetta in un campo a sé) dove mescola in continuità su queste ciotole una specie di brodo di colore che continua a trasformarsi. Il mio modo di lavorare e anche di concepire i colori è dispersivo, pieno di fughe, di transiti, di grandi caos. Non so mai scegliere un colore da solo, l'ultima decisione è sempre affidata ad altri. Invece la Maria ha questa sequenza metodica, quella di una persona che all'interno di quel piccolo edificio si è creata una sicurezza, addirittura comperando i pezzi di legno in garanzia per altri settantanni, centodiecianni. Quanti legni hai comprato? Io spero tanti! A me ne basterebbero molto meno.
E anche questo affidarsi alle monocromie. Un quadro è una monocromia. In più quel piccolo enigma, quel regalo che viene fatto di una strisciolina che concede a te che guardi, quello lì è diverso da quell'altro... È una strana situazione, che io ammiro molto.