# 1.07
Magazzino
Il concetto di magazzino l’ho espresso in maniera concisa in un’opera: il “Sedimentario”. L’idea di magazzino è stata, quindi, incorporata come concetto all’interno del corpo del mio lavoro.
Questo spazio è una specie di misuratore della massa che è indispensabile trattenere durante il proprio procedere. Non si deve mai superare ed esagerare con una certa abbondanza, né si deve mai scendere ad una certa scarsezza. Si tratta di un contenitore capace di contenere la quantità necessaria che viene prodotta durante il corso dell’esistenza.
Il magazzino è il luogo che aiuta a scremare, a decidere cosa trattenere, cosa far entrare nel proprio microcosmo e cosa no. A differenza dell’archivio, oltre ad immagazzinare, può anche lasciare andare le cose e non fermarle tenendole per sé. Le cose qui dentro escono e rientrano, escono e tornano più, ma sempre di nuove ne vengono immesse.
L’archivio come luogo della conservazione e il magazzino come luogo della provvisorietà devono coesistere, procedere di pari passo. È sempre l’archivio, comunque ad inglobare ogni cosa, anche il magazzino. È l’archivio che si prende cura del magazzino, inventariando, documentando, tenendo traccia di tutti i movimenti di ciò che esce e di ciò che entra, di come esce e di come rientra, di quello che succede a ciò entra e magari non rientra più.
Ogni artista dovrebbe organizzare oltre che allo spazio dedicato al lavoro: lo studio, anche un deposito. È lì che si possono accantonare momentaneamente le cose per recuperarle prima o poi quando sarà necessario a distanza di anni, riportarle davanti agli occhi per connetterle le une alle altre, è da lì che si può cominciare a ricavare il proprio archivio, quindi il proprio discorso e di conseguenza liberarsi della fisicità delle cose svuotando l’accumulo.
(Scritto nel 2024)