UNA LINEA DEL TEMPO
(Dal 14 settembre al 25 settembre 2015)
Progetto per “Alchimie culturali”, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia 2014-2016
"… il tempo non fa parte del modo d'essere di un soggetto isolato e solo, ma è la relazione stessa del soggetto con altri…"
(Emmanuel Levinas, "Il Tempo e l'Altro")
Il progetto nasce dall’idea di mettere in relazione il mio processo creativo con quello della Cartiera Favini. A partire dalle modalità produttive e da alcune parole significative che sono state pronunciate durante la visita all’azienda, ho tentato di trovare un forte legame con la mia pratica, il mio lavoro, i miei pensieri.
A partire dalla propria esperienza, attraverso l'incontro con una realtà diversa, si aprono nuove possibilità. Porto sempre con me la materia di cui sono fatta e quando incontro qualcosa che mi corrisponde lascio che incida sulla sostanza preesistente. Questo tempo vissuto precedentemente in solitudine si rianima attraverso un confronto, incrociandosi con la storia degli altri.
PAROLE DALL’INCONTRO CON FAVINI: IL CICLO
Michele Posocco: Impastare, pressare, amalgamare, seguire un ciclo produttivo.
Maria: Lasciare tracce. Scandire il tempo, ritmare l’esistenza. Muoversi, agire, depositare colore, tracciare dei segni, tutto ciò lascia cadere dietro di sé delle parti. Ciò che rimane durante il tragitto costituisce qualche cosa in parallelo e segna il passaggio dell'esperienza.
IL LUOGO D’ORIGINE
Il punto dove si costituisce il colore: La ciotola dove Maria ogni giorno forma il colore e L’impastatrice dove la cartiera impasta i colori per la carta.
Il gesto in studio rimane piccolo e raccolto. Il colore che si forma nello studio quotidianamente è poco e concentrato.
Quello della cartiera è ampio e ripetitivo.
Come relazionare questo gesto condensato e intimo con le dimensioni ampie, la grande quantità?
LA CARTA, LE SPUGNE E LE PIETRE
Un ciclo vitale si attua attraverso un susseguirsi di colori. Un colore porta verso un altro colore. Un colore determina un altro colore. Un colore s’impasta, si amalgama con un altro colore.
Due tempi a confronto. Due tracciati di colori. Il tempo della cartiera e il tempo intimo dell’artista.
Nello stesso arco di tempo Maria e la Favini prelevano con le mani i loro colori.
Il colore di Favini si cristallizza attraverso il calco della mia mano, si tratta di “prese di colore”. Il mio invece attraverso spugne che lo assorbono e fanno sì che si possa tenerlo in mano.
Grumi, colori che esprimono densità e consistenza e che permettono di prendere la misura delle cose. Si aggiunge poi come un intruso, un’interruzione, una pietra di azzurrite che s’innesta all’interno di questo tracciato come fosse un meteorite catapultata dentro a questo ciclo. Un tempo esterno, più ampio, più dilatato, al di fuori di tutto, una materia che è qui a simbolizzare l’origine di tutto “il colore”.
(Scritto nel 2016)