Dal 1999 con regolarità dipingo con pastelli ad olio e oil stick su carte di cm 18 x 26. Ogni giorno applico un colore su una di loro. Ogni carta è composta da tre strati di colore. Il primo sempre rosso, il secondo un attraversamento verticale e il terzo orizzontale o viceversa.

Dal 2000 ho cominciato ad esporre queste carte che considero sempre e comunque parti individuali, in installazioni che entrano fortemente in relazione con l'architettura, spesso coprendo intiere pareti.

Dalla mostra di Palazzetto Tito a Venezia nel 2006 ho cominciato a sentire queste opere come grandi pareti di mosaici di carta.

Quando mi è stato chiesto di pensare ad un progetto con il vetro mi è venuto naturale trasferire questa visione della pittura in quella del mosaico vero e proprio. 

Sono rimasta a lungo nella fornace Orsoni a osservare la lavorazione a vedere le cose così come sono, cercando una sintonia con quei procedimenti cercando di far entrare dentro al mio esistere qualcosa che già lì c'era, senza aggiungere nulla, senza forzare.

Così ho visto che la maniera di produrre il mosaico d'oro coincideva con il mio modo di procedere nella pittura delle carte: tre strati di colore, uno sopra l'altro. Il "Dittico" composto da una "Carta-Diario" e una "Carta-Vetro" nasce da questo accostamento. Senza stravolgere nulla, sono rimasta dentro al metodo con cui si fanno queste tessere musive: si parte dal colore di base del primo strato di vetro determinato dalla tecnica stessa, il blu oltremare. Poi si passa al secondo, la foglia d'oro o d'argento deposta sul primo strato, poi l'ultima parte di vetro soffiato appoggiato sulla foglia d'oro che cambia colore di volta in volta.

Il mio gesto, la mia azione sul vetro è stata solo quella di squadrarlo con tagli sempre un po' diversi cercando di evidenziare una similitudine, una corrispondenza.

(Scritto nel 2009)