Dal cortile alla ciotola passando per le cupole
La stanza dove sono cresciuta a Milano aveva un balcone che si affacciava su un grande cortile. La vista che si apriva ai miei occhi era quello di uno spazio chiuso e allo stesso tempo ampio. Quasi come se l’intimità della mia stanza si raddoppiasse in uno spazio esterno abitato da altre persone.
Questo cortile diventava in un certo senso la rappresentazione del mio mondo interiore portato su una scala ampia e condivisa con altri.
Su quel balcone che abitavo per ore ed ore da bambina trovavo davanti ai miei occhi non un cielo aperto, un orizzonte largo, ma un muro, un ulteriore spazio chiuso.
Lo sguardo si trovava a rimbalzare e ritornare all’indietro riportandomi verso una visione interiore.
Dopo diversi anni quando ho cominciato a dipingere mi sono ritrovata ad indagare attraverso la pittura uno spazio interno, concavo, chiuso su sé stesso, quasi come fosse il mio corpo visto dal di dentro, senza le ossa e gli organi. E per tentare di capirlo meglio per diverso tempo mi sono messa ad osservare e disegnare interni di cupole architettoniche o altri tipi di spazi che si richiudevano su loro stessi.
Vorrei qui provare a spingermi oltre ed azzardare a dire che la ciotola, la tavolozza dove quotidianamente preparo i colori e che oramai mi accompagna da molto tempo, sembra essere diventata oggi quell’elemento che raccoglie in sé la dimensione simbolica di uno spazio concavo potenzialmente capace di contenere materia e immaginazione.
(Scritto nel 2018)