IL SOSTITUTO: LO STUDIO ITINERANTE *
Come portar fuori la propria intimità? Come far girare nel mondo la propria interiorità collegando l’interno con l’esterno? Come mantenere integro il senso di ciò che faccio nel museo, lo spazio pubblico e cristallizzante per eccellenza se ciò che faccio può essere descritto soltanto da parole come precarietà e transitorietà? Come non bloccare in un’immagine definitiva qualcosa che per sua natura va avanti attraverso un perpetuo movimento provvisorio?
Quando Elena Volpato mi ha invitato a ragionare su un’opera in progress che accompagnasse il progetto “Diari tra Diari” dentro alla GAM per tutta la durata della residenza ho pensato ad un intervento che potesse enfatizzare il tema del diario, intendendo con questo il modo con cui si tiene giorno dopo giorno una traccia della propria vita, la trasformazione lenta e continua del proprio discorso.
Ho immaginato di trasferire proprio dentro al museo il “mio studio”, lo spazio di pensiero e di lavoro dando così più importanza alla processualità che al perseguire una forma.
Ho ricostruito o meglio ho evocato lo spazio dedicato alla pratica quotidiana della pittura del mio studio portando i “sostituti” degli strumenti di lavoro e le riproduzioni di tutti quegli elementi che costituiscono il mio orizzonte: la “ciotola”, il “supplente del quadro infinito”, il “diario”, il “pavimento”, il “sedimentario”, la “diarioteca” e il “quadro infinito”.
Chi passerà per il museo nei prossimi mesi vedrà un’opera che piano piano stratificandosi si intensificherà di materia pittorica e che ogni volta cambierà di colore. Lo spettatore del museo attraverso il suo sguardo sarà il primo testimone insieme all’artista di un evento direi quasi fisiologico. Quasi come se io fossi un tramite, una travasatrice di colore, colei che crea le condizioni perché la cosa succeda, perché il colore fluisca liberamente da un dentro a un fuori.
(Scritto nel 2017)