# 18.25
Studio visit
C’è una dimensione che ho sempre considerato fondamentale: quella di andare a trovare gli artisti dentro ai loro studi. Ogni volta che ho viaggiato, per prima cosa, ho organizzato almeno un appuntamento con un artista per fargli visita nel suo mondo. Il modo che prediligo è l’incontro a tu per tu, per rimanere nel dialogo a due. É così che mi sembra di capire qualcosa l’uno dell’altro e trovare dei punti di contatto.
Ero ancora al liceo quando la mia “maestra” Carmengloria Morales mi ha consegnato una lista di artisti della sua generazione a Milano da andare ad incontrare nel loro microcosmo. Il primo che mi aveva risposto, avevo 16 anni, era Bruno Di Bello.
Vedere come gli artisti instaurano un processo con le loro opere, osservare come costruiscono i loro spazi, guardare di che cosa si contornano, che libri leggono, che musica ascoltano, come organizzano la lora giornata, sentire dalle loro parole come riflettono su quello che fanno, è stata per me la vera scuola.
Successivamente, appena ho cominciato ad avere il primo spazio-studio a New York all’età di 18 anni, ed ho cominciato a percepirlo come il “mio” involucro attorniandolo di tutte le cose di cui sono fatta, ho fatto in modo di portarci dentro tutti gli artisti con cui volevo entrare in relazione.
Da allora fino ad oggi, quando addirittura lo studio é arrivato a coincidere con la mia opera, ho sempre cercato di ricostruire “una stanza tutta per me” non solo per continuare ad agire pittoricamente, ma anche per sentirmi all’interno della mia dimora mentale. Anche quando si è trattato solo di un luogo provvisorio l’ho sempre preparato per accoglierci dentro chi mi interessava e chi aveva il desiderio di entrare in rapporto con me. Ho sempre preferito questo tipo di situazione per mettermi in contatto, perché è qui che mi sono sempre sentita autentica, è qui che ho sempre avuto la sensazione di riuscire a spiegarmi e a farmi conoscere.
(Non so perché, ma da circa una trentina di anni, ho cominciato a tenere una lista, in ordine alfabetico, di tutte le persone che mi hanno fatto visita nel mio “posto-definitivo” a Venezia.)
(Scritto nel 2024)