“Con quale rassegnazione si giunge alla fine dell’esistenza (…) La mia si limiterebbe a voler fissare qualcosa di quel che passa. Oh, solo qualcosa! La più piccola delle cose.”
Dal “Taccuino di Mézy (taccuino nero) di Berthe Morisot (1891)
Si tratta di una stecca di legno dipinta, alta dieci centimetri e lunga un metro. Il primo colore copre tutta la superficie, il secondo comincia lasciando visibile 2 cm del primo e così via fino ad arrivare a coprire in questo modo l'intera superficie. Il lavoro finisce quando finisce lo spazio disponibile. Il “Diario” mantiene una traccia di tutto quello che è passato nella tazza e documenta dai 3 ai 5 mesi del mio tempo. Un diario fatto di colori anziché di parole.
(Scritto nel 2013. Modificato nel 2025)