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# 21.01

Introduzione


LASCIARSI RE-INTERPRETARE

COSA SI ASPETTA UN'ARTISTA DA CHI GUARDA LA SUA OPERA?

 “… la comprensione di me stessa (mia anch’essa) non può essere del tutto astratta dalla comprensione che gli altri hanno di me.”“… il “soggetto” dell’identità interna non è solo l’ “io”, ma anche il “noi”. 
(Agnes Heller “La memoria autobiografica”)
 
“… chi legge raccoglie, tesse, comprende – o addirittura risponde scrivendo…. Come appunto fanno loro che diventano scrittrici per rispondere a ciò che leggono.” 
(Nadia Fusini)
 
“Io sono certo che queste cose esistono; certo che tu, a cui parlo, sei capace di intendermi, di interpretarmi, persino di prevedermi (…) Le cose sono in quanto e fin quando io sono. Niente più. Essere certo, è relativo alle azioni. Niente di più. C’è qualcos’altro oltre me…”
(Da i “Quaderni” di Paul Valery, 1918)
 
“… l’importante della confessione non è l’esser visti, ma l’esporsi alla vista, il sentirsi guardati, accolti da questo sguardo e da esso unificati”
(Da “La confessione come genere letterario” di Maria Zambrano)
 



All’interno di questo capitolo si trovano i punti di vista di diversi interpreti della mia opera. 
Alcuni di questi paragrafi sono diventati progetti autonomi e si ritrovano espansi, definiti e costruiti dagli autori apposta per il mio Sito nella parte “Ritratto”. Altri ancora, i testi dei critici e teorici, sono archiviati nella parte “Documenti” dell’ “Archivio”.
 
Mi rendo conto che ad una prima lettura tutto questo Sito possa sembrare una costruzione chiusa, compatta, univoca dove la mia esternazione senza pudore non lascia alcuno spazio a differenti letture, ma in realtà l’intenzione con cui l’ho pensato e il sentimento con cui lo vivo sono esattamente l’opposto. Mi piacerebbe che tutta questa massa di pensieri, colori e immagini possa essere presa e ri-attivata con libertà per determinarne ulteriori sensi.
Ciò che ho costruito finora attraverso la mia opera e nello spazio di questo Sito non vuole essere un’interpretazione univoca, ma vuole dare la possibilità a tutti di costruire il proprio autoritratto sopra al mio autoritratto. Come se tutto quello che si è andato a formare nell’arco degli anni attraverso di me in un certo qual modo diventasse un terreno comune dove anche gli altri possano ritrovarsi proiettandocisi dentro e re-interpretando tutta la massa di lavoro per adattarla ad una propria concezione. 
Accanto alla fase dell’artista che guarda a sé stesso e interpreta la propria opera, nel tentativo di comprendere, ragionare attorno al proprio procedere, si rende necessario aggiungere anche la visione degli altri che aiuta a spostare la propria posizione su noi stessi.
Si tratta cioè di passare dalla fase dell’ “Autoritratto” a quella del “Ritratto”, di uscire dall’autorialità per entrare nello spazio mentale dello spettatore che può rafforzare, completare o addirittura ribaltare la percezione che l’artista ha di sé. 
 
Chiedo a voi spettatori di aiutarmi a capire cosa sono, di aggiungere una spiegazione a cosa faccio. Sto cercando di sostenermi nella costruzione di me stessa oltre che stando nello spazio della mia auto-riflessione anche in quello che si forma attraverso il vostro sguardo.

(Scritto nel 2019)
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