La questione del distacco della pittura ha aperto una riflessione sfociata in una sperimentazione a
quattro mani con un’altra artista (cominciata nel 2004 e mai portata a termine).
Ho pensato di provocare in un certo senso attraverso le sue mani, lo squamarsi della superficie pittorica confondendo un processo di deterioramento con un altro atto creativo.
Ho lasciato cioè che Elisabetta Di Maggio intervenisse direttamente con il suo gesto di scavo, con il suo strumento bisturi togliendo la materia che a poco a poco avevo aggiunto negli anni con il mio strumento pennello.
Si è palesato qualcosa che porta in sé due gesti opposti e complementari, ma che incrociandosi danno vita a una nuova forma.

(Scritto nel 2021)