# 25.05
Genesi e sviluppo del “luogogesto”
Il “Luogogesto” è un complesso di cose. Al suo interno sono contenuti tutti gli elementi-opere che determinano lo spazio per il dipingere e tutti gli strumenti-opere che aiutano a formare l’atto pittorico giorno dopo giorno.
Le parti che lo compongono sono: la “Diarioteca”, il “Quadro infinito”, il “Sedimentario”, la “Pedana”, l’“Impronta tavolo”, l’“Impronta Diario”, l’“Impronta pittura”, la “Ciotola”, il “Cuscino”, la “Base Gemmazione”, la “Casa Diari papà”.
Alcuni di questi elementi sono permanenti, altri invece provvisori nel senso che in alcuni casi abitano questo spazio solo per un periodo e poi se ne vanno.
Ogni componente è un soggetto a sé stante, ma al tempo stesso fattore di un’unità complessiva. Come fossero tante piccole forme autonome, ognuna con una propria logica, che si legano l’una all’altra interagendo fra loro e partecipando ad un sistema che si assesta di volta in volta seguendo movimenti differenti.
Se l’opera in generale, come ho detto, è un processo che si modifica all’infinito, anche il “Luogogesto”, con tutte le sue componenti, non può far altro che favorire questa natura muovendosi e adattandosi di volta in volta per necessità.
Difficile datare l’inizio del “Luogogesto”, perché probabilmente era già implicito nello spazio fisico e nella mia testa da tantissimi anni, ma il momento in cui ho preso coscienza e ne ho compreso la logica risale più o meno al momento in cui il “Sedimentario” è entrato a far parte del mio mondo ed ha aiutato a delimitare in maniera più precisa la dimensione dello spazio dedicato alla pittura. Appena il “Sedimentario” nel 2017 si è avvicinato a quella zona dello studio e le dimensioni dello spazio-pittura sono apparse più chiare, il “Pavimento-Pedana” si è fatto concreto ed insieme a lui la denominazione del “Luogogesto”.
In quel preciso momento una ad una, tutte le varie parti che già esistevano da alcuni anni, sono state attratte attorno al nucleo diventando nell’insieme un’altra cosa.
Nel 2019 l’evento dell’acqua alta a Venezia che è entrata anche nel mio studio mi ha spinto finalmente a rialzare l’”Impronta” fatta di cemento elastico facendolo definitivamente diventare una pedana, piedistallo, un palcoscenico teatrale destinato ad un gesto privato, senza pubblico. L’altezza e la forma a cui mi sono rifatta è esattamente quella delle passerelle per l’acqua alta della città.
Sulla definizione, la genealogia e la datazione della “Pedana”, dell’”Impronta Diari”, dell’”Impronta tavolo”, dell’”Impronta ciotola”, del “Poggiatesta”, della “Ciotola”, della base gemmazione e della “Casa diari papà” rimanderei alle schede che si trovano nell’”Archivio-opere”. Della “Diarioteca”, del “Quadro infinito” e del “Sedimentario” invece se ne trova una descrizione dettagliata nei tre capitoli precedenti.
(Scritto nel 2021. Modificato nel 2024)