Legiferare. Regolamentare ciò che sta dentro con ciò che sta fuori dell’archivio.
Per me è importante non accettare mai le cose così come mi arrivano, come mi vengono imposte da una struttura prefissata. Ho sempre considerato fondamentale creare da me stessa lo spazio fisico e mentale entro cui svolgere la realtà, entro cui far scorrere la mia vita. Ho provato a definire in prima persona i perimetri e i modi, a partire dal formato entro cui fare il mio gesto pittorico fino al dispositivo-sito attraverso il quale ho raccontato la mia versione dei fatti.
Ora, qui, in questo paragrafo vorrei affrontare la questione della definizione delle proprie norme in relazione all’archivio. Vorrei cioè provare a spiegare come ho cercato di fissare le mie regole ed esplicitarle verso l’esterno e dire come ho immaginato la relazione tra me, le mie opere e i futuri proprietari.
Considero l’archivio come il garante, il luogo in cui far confluire tutta una serie di concetti che esprimono il modo di relazionarmi a ciò che faccio e in quanto tale il mezzo che mi aiuta a rappresentarmi verso l’esterno.
Non è tanto delle questioni giuridiche comuni a qualsiasi archivio d’artista che mi preme parlare, quanto di quegli strumenti che mi sono inventata per dire quello che mi auspico del rapporto che i nuovi proprietari potranno avere con quello che faccio. Ciò che intendo dire è la responsabilità che abbiamo in comune io come artista e voi come nuovi custodi nello scegliere a cosa dare importanza, a che cosa dare valore.
Parlo dei due allegati al certificato di autenticità, i testi “Il proprietario come testimone” e “Il proprietario come archivista” che ho scritto per dire che paradossalmente è più importante l’archiviazione dell’opera che l’opera stessa. Li aggiungo qui sotto come allegati.
1- "Proprietario testimone"2- "Proprietario come archivista" Tengo a precisare due cose. La prima è che, come ho continuato a ribadire in ogni singolo capitolo di questo libro-autoritratto, essendo questo un sistema in continuo movimento sarà ovviamente per sempre aperto al cambiamento. Alcune affermazioni cioè che ho fatto fino ad ora potrei contraddirle da un momento all’altro o rafforzarle in maniera esagerata nel futuro. L’altra cosa che ci tengo sia chiara è che non impongo nulla agli altri, che tutto ciò che affermo, tutto ciò che richiedo attraverso le mie parole è solamente un patto sperato, un desiderio, un’utopia di come si potrebbe maneggiare il mondo insieme. Le mie sono solo delle indicazioni su come tutelare qualcosa in cui credo fortemente, ma queste velleità hanno senso solamente se sono condivise. Altrimenti, fa niente, va bene lo stesso. Lascio comunque all’altro l’interpretazione di ciò che ho esplicitato.
(Testo scritto nel 2022. Modificato nel 2023)