Aprire e ostendere
Qui si accenna alla questione di come l’archivio, sia nella sua forma di opera che di documento dell’opera, possa essere tirato fuori dai suoi contenitori ed esposto fisicamente nello spazio. Si pensa a come potrebbe essere allargato, dilatato dando forma a delle mostre-opere che portino al loro interno una riflessione sul cosa significhi porre verso l’esterno ciò che di solito rimane chiuso e privato dentro alla scatola-studio e dentro la scatola-archivio. Si pensa ad una modalità espositiva che estraendo dall’interno dell’intero corpo quello che c’è di essenziale produca un compendio di tutto il lavoro.
Proprio perché insito alla natura dell’archivio la possibilità che le cose possono essere ri-organizzate e ri-lette milioni di volte in maniera differente anche l’idea di mostra di cui stiamo parlando porta al suo interno la possibilità di venire fuori ogni volta con una variazione diversa. A seconda dei luoghi, delle persone coinvolte, dei tempi in cui verranno realizzate si potranno vedere nascere, di volta in volta, nuove conformazioni e nuove soluzioni.
Questi ragionamenti sono confluiti all’interno di due lavori su cui sto lavorando da diversi anni ma che, ad oggi 13 febbraio 2022, non sono ancora stati realizzati: l”Ostensione” e il “Sitospanso”.
Sono le opere che nella loro complementarità tengono insieme e parlano di tutte quelle cose necessarie ad andare avanti nell’azione e nel ragionamento artistico. Da un lato il rapporto con il fare e con la materia nel produrre colore e spalmarlo su delle superfici pittoriche e dall’altro del rimuginare e dello scrivere sulla pratica.
L’”Ostensione”, è l’opera che attraverso un’azione performativa, fatta da altre persone, espone il nucleo centrale dell’”Archivio-opera” ovvero il “Luogogesto”.
È il momento in cui tutto la materia prodotta durante l’esistenza, il tempo di cui è fatta la mia pittura esce dagli archiviatori, prende spazio. È la situazione cioè in cui tutte le “Sedimentazioni” contenute nel “Sedimentario”, tutti i “Diari” contenuti nella “Diarioteca” e il “Quadro infinito” chiuso nella teca, si estendono nello spazio e si aprono allo sguardo degli altri.
Il “Sitospanso”, è la modalità in cui tutte le opere generate dall’archivio si organizzano nello spazio fisico di una stanza, come se le visioni del cervello uscissero dalla cassa cranica per rendersi visibili. È la situazione dove si espongono, per esempio, la serie delle “Tavole” che portano al loro interno dati interpretati dell’archivio o opere fotografiche che documentano la trasformazione delle cose nel tempo.
È il momento in cui tutti i ragionamenti che si sono formati accanto al procedere nella pittura riversati dentro al sito-archivio passano dal piano digitale a quello reale andando a formare un ambiente tridimensionale che i nostri corpi riescono ad attraversare fisicamente.
Di tutto questo ragionamento ho aperto un intero capitolo dal titolo
“Es-porre il tutto”. Lo si trova sempre, qui, dentro ad “Autoritrattto”.
(Scritto nel 2022)