COMPRIMERE
TUTTO IN UN SOLO PUNTO: TRA LA CIOTOLA E IL SITO
"Scrivere, deve essere un accentrarsi, non un discentrarsi; stilizzarsi; che tanto il fiotto della vita non lo rinserreremo mai, eppoi, perché volere rinserrarlo?"
(Da i Taccuini di Carlo Cecchi, Luglio 1913 - Settembre 1917)
Dalla “Ciotola” al “Sito” passando attraverso tutte le altre forme di archiviazione.
Il colore espressione della propria emotività fuoriesce dal corpo per farsi traccia di un percorso esistenziale e generandosi in maniera fluida e libera attraverso la ciotola-tavolozza, si fa materia fisica concretizzandosi sopra le superfici pittoriche. Queste poi piano piano nel tempo, senza nessun disegno premeditato, si organizzano in strutture-archivi (le principali: “Diarioteca”, “Quadro infinito”, “Sedimentario”) che le accolgono, le categorizzano e le nominano.
La macro struttura che contiene tutti questi archiviatori per me è questo Sito.
Esso è il recipiente in cui si riversa ogni colore, ma è anche il contenitore nel quale si formano e avanzano tutti i pensieri che accompagnano il processo pittorico.
Questo capitolo attraverso la descrizione delle due opere che sono diventate il fulcro di tutto il mio operare, il "Luogesto" e il "Sitomente", racconta in sintesi il mio universo.
Ho ricomposto, composto, messo insieme, compendiato, combinato, fuso e rifuso, metabolizzando ogni cosa, tutti gli elementi che puntualizzano il mio modo di sentire le cose, la mia poetica.
Ad un certo punto si è reso necessario trovare il modo di comprimere, concretare, addensare, rapprendere, pressare, contrarre, ridurre, condensare il ragionamento attorno a quello che si è andato a formare nel corso degli anni. È emerso cioè il desiderio di semplificare la complessità delle cose.
Sostanzialmente ho riassunto i pensieri attorno alle opere, concentrando nelle opere stesse le azioni che formano il mio orizzonte:
•Procrastinare il gesto
•Formare la materia colore
•Lasciare traccia del proprio passaggio su questo mondo
•Archiviare il tempo
•Rimuginare sulla propria pratica
Due semisfere concave, da una parte la ciotola-tavolozza e dall’altra la cassa cranica-sito. Lì, nel mezzo, si svolge tutto.
Da un lato il punto dove il colore si concretizza, dove la pratica si attua attraverso l’abitudine, la ripetizione, la ritualità. Dall’altro il punto dove si compie la riflessione ossessiva attorno alla pratica, dove si articola il racconto. Al centro come fosse una membrana che assorbe l’esperienza da ambo due le parti ci sta lo spazio pittorico che registra il gesto e il pensiero.
Di questa tela, dell’opera non ce la faccio a parlare, non posso far altro che lasciarla succedere.
La logica del sito è direi in qualche modo ossessiva perché smania nel tenere insieme ogni cosa, nel cercare una logica ed un pensiero nella complessità delle cose. Quella invece dello studio, della pratica è leggera e pacificatrice, scorre in maniera fluida, procede con regolarità collegandomi ad un ciclo vitale delle cose che continuano anche a prescindere da me.
(Scritto nel 2019. Modificato nel 2020)