PENSARE CON LA PITTURA
PROCEDERE, TRASFORMANDOSI, RIMANENDO NELLO SPAZIO PITTORICO
"Quando ho fatto un bel quadro, non ho affatto scritto un pensiero, dicono. Quanto sono superficiali!"
(Dal "Diario" di Eugène Delacroix, 8 ottobre 1822)
“Questo è certo, nella mia vita: ho cominciato a dipingere soltanto quando ho cominciato a pensare.”
Dal “Diario” di Toti Scialoja, dicembre 1956
L'intero mio percorso d'artista è un atto di fiducia nella pittura, nella possibilità che ha l'uomo di reiterare all'infinito questo gesto, quello cioè di emettere dei segni, di lasciare delle tracce, di esprimersi pensando per immagini, di rappresentare la propria visione delle cose spennellando colori sopra delle superfici.
Una forma di conoscenza che passa continuamente da un rapporto diretto con la materia a una riflessione su ciò che si attua.
Rimango dentro la pratica della pittura, all'interno della quale le cose pian piano cambiano. In fondo la pittura per me è questo: una mutazione lenta e silenziosa che procede all'interno di un andamento continuo e regolare.
Da quando ho cominciato a dipingere nel 1980 si è aperto un processo che, passando da un punto all’altro, ha portato verso una graduale trasformazione della pittura. Sino ad arrivare nei primi anni del 2000 a un cammino che mi porta a insistere sullo stesso punto, scadendo e ritmando lo scorrimento dell’esistenza.
Il processo di evoluzione della pittura rimane comunque sempre aperto in due modi diversi.
Da una parte stando nella ripetizione, tramite la trasformazione sottile che avviene solo ed esclusivamente attraverso il colore che cambia quotidianamente nella stessa ciotola.
Dall’altra passando da una forma all’altra, attraverso differenti mutazioni generate dal nucleo centrale che porta ogni volta a nuove derivazioni.
Di questa seconda esperienza ne parlo nel capitolo “Ramificare” che si trova immediatamente conseguente a questo.
Segue poi il capitolo “Uscire dalla propria tavolozza” nel quale affronto la questione dell’evoluzione del colore determinato non più solamente da un movimento autoreferenziale, chiuso su di sé, ma anche spinto dalla sollecitazione di stimoli esterni.
(Scritto nel 2013. Modificato nel 2019, 2024)