Colori diventano parole. Parole ritornano colori.
Quadri stratificati riprendendo i colori descritti da Giovanni Testori nel libro "Il gran teatro montano. Saggi su Gaudenzio Ferrari", Edizioni Medusa, Milano 2010 (prima edizione Feltrinelli, Milano 1965)
I colori di Gaudenzio e di Tanzio diventano Testori e poi diventano Morganti.
Parto dalla parola anzichè dal colore.
Mi lascio trasportare dalla parola verso un colore, uno strato dopo l'altro.
Vado verso il rosa, una sostanza rosa. Un pigmento che si fa carne.
Giovanni Testori su Gaudenzio Ferrari "Il gran teatro montano" Pag.138-139:
"Quei verdi umidi di rugiada. Quei bruni boschini. Quei gialli, tra oro e paglia. E soprattutto quei rosa. Indicibile colore. Rosa di ogni umana gradazione; la più impercettibile; l'infinitesimale: guancie; fronti; palpebre; mani. Carne; eco. non più che così: carne..."
Giovanni Testori su Tanzio da Varallo "Il gran teatro montano" pag. 165-166:
"Tanzio ha continuamente davanti a sè i colori della sua valle; ma non tanto la loro qualità ottica, quanto la loro sostanza materica. I bianchi dei ghiacciai; gli azzurri e i rosa delle nevi; neri dei precipizi (e quelli dei merli, quando scrollano d' improvviso sottoboschi e vola via); le rocce; gli arbusti che vi crescono, dimenticati, come per disperazione; i tronchi magri; le scorze; il pellame dei cervi; il cuoio delle bisacce; le ciotole; il pane; gli sterpi; i legni delle capanne e dei tavoli; le strame; la paglia; le rotule dei ginocchi, le dita; i denti; gli occhi; gli occhi che fissano che scrutano, temono, invocano, protestano, domandano. E poi, ancora e sempre, certi fiori di montagna; gli edelweiss; le aquilegie; i gigli; i cardi; i ciclamini.
Vien da lì, dai ciclamini, quel viola, che non è più e solo, come nel Cerano, viola di penitenza? Certo, da lì così come, e l'abbiam visto, da un presagio di sciagura, di strage.
Come vedete il catalogo dei colori è andato via via trasformandosi in catalogo in catalogo di cose...."
(Scritto nel 2014. Modificato nel 2019)