Confronto con “Ritratto femminile (mia madre)” di Evangelina Emma Alciati
Quest’opera nasce dal confronto con il quadro “Ritratto femminile (mia madre)” (Torino, 1919, Olio su tela, 145 x 115 cm) di Evangelina Emma Alciati (Torino, 1883 – 1959), esposto al Museo Boncompagni Ludovisi di Roma.
Sollecitata dalle tre curatrici (Cecilia Canziani, Lara Conte e Paola Ugolini) della mostra “IO DICO IO” alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma (2021) a fare una didascalia audio per quest’opera, ho immaginato di parlare da pittrice a pittrice con Evangelina indirizzandole una lettera. Mi sono poi recata in più viaggi al museo per guardare e riguardare dal vivo il suo quadro e dopo una strana coincidenza, dopo aver trovato cioè una tela intonsa abbandonata nel mio studio pressoché delle stesse dimensioni della sua (un’eccezione nelle dimensioni nel corpo della mia pittura), ho deciso che oltre alle parole epistolari le avrei dedicato anche una pittura avvicinandomi alla sua attraverso i colori e mettendo insieme le mani di sua madre con la mano di mia madre intersecata alla mia, in un intreccio di contatti da una all’altra, all’altra e all’altra ancora.
L’opera è composta dal mio quadro, dall’audio e da due fotografie (una riproduzione fotografica del dettaglio delle mani nel quadro dell’Alciati e uno scatto del 2018 che riproduce un incontro tra me e mia madre).
AUDIOTESTO LETTERA
Venezia, 14 gennaio 2021
Mia cara Evangelina,
che bello è stato aprire oggi la porta al postino e ricevere la sorpresa di questa busta con il ritratto di tua madre! Da quando ti ho mandato circa sei mesi fa la mia lettera tante cose sono cambiate e trovarmi di fronte ora ai tuoi colori, ma soprattutto a quel particolare al centro del quadro delle mani incrociate sul grembo di tua madre mi aiuta a ritornare ad un’altra immagine di mani che sarebbe stato altrimenti troppo doloroso riattraversare.
Non te ne ho mai parlato, ma negli ultimi anni della vita di mia mamma ho scattato ogni giorno per 217 volte l’incontro della mia mano con la sua. Avevamo deciso in quello strano periodo della sua malattia di fare qualche cosa che ci tenesse insieme. Mia madre voleva in qualche modo partecipare alla mia espressione quotidiana ed io volevo portarla lì dentro con me.
La mia attitudine ossessiva ad accumulare ogni cosa, a non lasciar andare mai niente a cui tengo mi hanno spinto a trattenere, ogni volta che ci siamo incontrate, questo gesto.
So che mi capirai in quello che sto per dirti, perché so che questo è quello che ripeti anche tu nel tirare fuori sempre con convinzione quei colori così forti, presenti e decisi, nel dare il respiro ampio ad ogni singolo colore per farlo vivere come fosse un’entità a sé stante e allo stesso tempo per farlo esistere accanto ad un altro, ad altri.
Potrei dire che quello che facciamo giorno dopo giorno nei nostri studi è creare le condizioni perché le cose possano accadere lasciandole fluire in un andamento semplice, libero e continuativo. Forse quello che ci interessa non è sapere che ciò produciamo è unico e irripetibile, forse quello che ci interessa non è tanto sentirci esclusive e originali, ma quello che non ci fa sentire sole è sapere che quello che facciamo è già stato fatto da altre persone prima di noi, che altre persone lo perseguono in contemporanea a noi e che verrà continuamente fatto anche dopo di noi.
Ora, per ritornare alle “tue” mani o meglio alle mani di tua madre quello che mi hanno fatto rimbalzare nella mente è proprio l’atto del raccoglimento con sé stessi, che precede quello dell’incontro, quello naturale e necessario del tenersi dentro per poi aprirsi ed allargarsi verso l’altra, verso l’altro.
Grazie per quel bianco-rosa, per quel nero-bruno, per quel verde acqua e per quel rosso, quel rosso che incornicia e tiene insieme tutto il gesto...
Ti abbraccio, nell’attesa di rivederti presto e riprendere le nostre conversazioni sulla pittura come facevamo sempre davanti ad un buon bicchiere,
Tua Maria
(Scritto nel 2020. Modificato nel 2021)