Cara Maria,
Cosa c’è Fuori dal quadro? Intuizioni che siamo abituati a vedere sintetizzate dentro il quadro. Ma, il tuo foglio di plastica spruzzato di colori dice d’altro.
So che gli spruzzi, le macchie, i resti - attorno alla sagoma della tela che hai appoggiato sopra la plastica - provengono dal tuo gesto di stendere un colore dopo l’altro un giorno dopo l’altro.
Mi dici che vuoi ragionare sull’intimità che si apre verso l’esterno e che l’incontro con La Libreria delle donne di Milano ti ha fatto vedere quel foglio protettivo come una membrana della vita che vivi. Per questo hai deciso di metterlo in Vetrina.
Le tracce, le scorie, i grumi possono essere un’estetica “ casuale / naturale”, ma nella tua decisione di farne un’opera, vedo piuttosto ciò che porta a prendere una decisione.
Dare forma a ciò che sta attorno alla decisione, è la grande impresa di tutti. Riconoscerne le tracce, anche quando sono schizzi non definiti, aiuta a “disegnare” la propria consapevolezza. Forse potrebbe evitare l’analista, in questo l’arte, sappiamo, aiuta.
Questo tuo foglio di plastica che vela la vetrina, facendo trasparire il dentro e il fuori, ha una forma compiuta, che va oltre il gesto di stendere il colore non preoccupandoti di cosa schizza fuori. Si tratta di guardare in noi con la consapevolezza di ciò che sta attorno.
Nell’arte, quando un’intenzione trova una forma efficace, non è più solo una buona intenzione, ma un punto di confronto.
Tu, t’interroghi su cosa lasci attorno a te e per questo hai fatto un sito, dove narri la tua storia. Noi, davanti alla tua vetrina ci domandiamo: cosa prendo attorno a me? Che cosa lascio fuori? Hai ragione. Fuori dal quadro non poteva che nascere alla Libreria delle donne di Milano, dove queste domande, come i tuoi colori, sono un gesto quotidiano.
Francesca Pasini