WAW - l’acronimo di Women Artist of the World – è una sorta di piattaforma aperta di opere di artiste che nasce insinuandosi tra gli articoli dell’Almanacco 2016. Quest’anno, il progetto iconografico associa l’immaginario femminile ai recenti fatti politico-sociali per aprire la visione altri orizzonti, diversi dall’immaginario bellico e di potere (bombe, attentati, minacce dei governi, pubblicità) interamente orchestrati al maschile. Abbiamo deciso di invitare oltre cento artiste provenienti dal mondo con l’intento di moltiplicarne le presenze in progetti futuri. La raccolta di immagini non è pensata in termini gerarchici ma come riconoscimento orizzontale del lavoro di artiste vicine a una visione sociale e attiva dell’arte. Se il racconto femminile fatto per immagini si sta diffondendo in tutto il globo, anche il mercato ha cominciato, con fatica, a considerare e investire sulle donne. Nella scelta abbiamo cercato di rispettare la pluralità dei linguaggi legati a politica, quotidianità, identità, spiritualità, cura. Magicamente le foto si sono integrate ai testi come ne fossero emanazione, pur non essendoci relazione a priori tra le parole e le immagini. WAW dichiara l’urgenza di riequilibrare i rapporti tra maschile e femminile, è l’allarme lanciato all’umanità affinché maschi e femmine rinuncino alla strenua difesa della propria appartenenza dicotomica per creare alleanza e cooperazione. E’ la sollecitazione a un’analisi sulla necessità di non sentirsi più separati perché è impensabile, se non a costo di una mutilazione, che in un corpo vi sia un solo occhio, una sola mano, una sola gamba anziché due.
Manuela Gandini Francesca Pasini