Boundary Issues
Simon Callery,
Maria Morganti,
Paolo Parisi,
Marco Tirelli, Gerwald Rockenschaub
La mostra collettiva Boundary Issues indaga il concetto di “confine” attraverso i lavori di una particolare generazione di artisti, nati tra il 1950 e il 1965, che hanno spinto la loro ricerca ai limiti del minimalismo pittorico ripensando il rapporto dell’opera con lo spazio e l’effetto che l’ambiente ha su di essa e, al tempo stesso, esplorando la materialità e il carattere plastico della superficie pittorica.
Il lavoro di Simon Callery esplora le qualità fisiche della pittura come modo per riflettere e rispecchiare l’esperienza materiale del paesaggio e dello spazio circostante. La sua pratica si basa sullo sviluppo di metodi alternativi rispetto alle convenzioni artistiche stabilite, mettendo in risalto gli aspetti materiali dell’arte contemporanea. Invece di esporre dipinti nel senso classico e acquisito del termine, i lavori di Callery presentano diversi elementi innovativi e singolari quali spazi vuoti e multistrati spessi che illustrano la sua volontà di esplorare i confini dell’arte.
Il modus operandi di Maria Morganti consiste nel ripetuto e reiterato gesto del dipingere. La sua pratica si basa sull’esperienza del colore inteso come entità fisica, come traccia del tempo e dell’esistenza. Ogni
giorno uno strato di colore viene steso sulla tela o su carta come fosse un diario, una stratificazione di pensieri, emozioni e memorie evocante altre realtà e altri spazi reali o immaginari.
L’esperienza come atto cognitivo attraverso i diversi mezzi e processi dell’arte, la variazione della percezione e la formazione di un proprio punto di vista sono gli elementi fondamentali dell’opera di Paolo Parisi. Egli pratica l’astrazione pittorica per riflettere sui meccanismi della visione e realizza monocromi per creare un’esperienza fisica trasformando la dimensione architettonica e stabilendo nuove relazioni tra contenuto e contenitore.
Marco Tirelli è noto come pittore d’immagini geometriche che emettono luce mediante una misteriosa luminosità. Le immagini raccolte raffigurano forme essenziali, in cui l’oggetto fisico diventa un pretesto per attraversare il confine tra luce e ombra, creando cosi un rapporto metafisico con lo spazio: l’architettura si espande e diffonde fino a scomparire in un illusorio monocromo che avvolge lo spettatore. Le opere di Tirelli creano un’ambiguità tra illusione e realtà e indagano il concetto di confine nelle sue diverse accezioni.
All'inizio degli anni Ottanta Gerwald Rockenschaub è stato associato alla tendenza Neo-Geo, abbreviazione di neo geometric conceptualism, termine nato per definire il lavoro di diversi artisti che condannavano il modernismo e la civiltà tecnologica contemporanea. Nonostante il lavoro di Rockenschaub non possa essere inserito all’interno di un unico stile, le sue animazioni, i suoi pittogrammi, le sue installazioni rimandano tutte al modernismo e ai fenomeni della cultura contemporanea.