Descrizione e interpretazione opera
Questo particolare aggeggio è stato costruito per impostare lo scatto quotidiano di fronte al mio studio. Riprende un punto del muro di mattoni di fronte nel canale dove l’acqua sale o scende a seconda delle maree.
Questo oggetto diventerà opera nel momento in cui smetterò di utilizzarlo come strumento.
La datazione è legata al momento in cui ho deciso che quest’oggetto sarebbe diventato un’opera.
L’anno, 2011, accanto al titolo è invece quello dell’inizio dell’utilizzo di questo strumento. Un anno prima cioè che il lavoro degli scatti fotografici delle acque è stato sistematizzato. La prima scatola acque è infatti del 2012.
Descrizione e interpretazione serie
Acque
«L'associazione fra ciò che vedo nella mia pittura e quello che vedo appena fuori dal mio spazio. Ogni giorno appena entro in studio prendo la macchina fotografica che ho montato su un apposito aggeggio, vado nella Fondamenta davanti al mio studio, appoggio la macchina sull'angolo del muretto e scatto una foto sempre dello stesso punto. L'inquadratura riprende la zona dove l'acqua sale e scende a seconda della marea. L'acqua che copre più o meno il muro di mattoni mi innesca una forte relazione con le mie "Sedimentazioni". L'acqua stantia, che rimane, che entra ed esce dalla laguna. Si gonfia e sale, si sgonfia e scende. Riempie e colma. Svuota e svela.»
Maria Morganti
«Anche oggi Morganti scatta la foto che scatta ogni mattina, nella stessa esatta posizione, con la stessa inquadratura, la stessa angolazione, lo stesso diaframma, lo stesso tempo di esposizione. Ritrae sempre il medesimo rettangolo di mondo: alcuni strati di mattoni che finiscono nell’acqua del canale. In alto appaiono i rossi e gli arancioni del laterizio e la malta tra di loro che da grigia, scendendo, si pigmenta di verde muschio. Più sotto la parete è bagnata e ricoperta di alghe scure, di un marrone quasi nero che si accende, più giù ancora, di un viola cupo. Poi il muro si immerge nell’acqua specchiandosi nel torbido azzurro-verde del rio del Gozzi.
Visti distrattamente, quei suoi scatti, possono sembrare a testa in giù, con il terrigno peso cromatico dei rossi finito, chissà perché, nella parte alta dell’immagine, in basso un pezzo di cielo e in mezzo uno strato di verde prato. A Venezia, per via dell’onnipresenza dell’acqua, è più facile che altrove sentirsi come tra due scodelle chiuse una sopra l’altra a formare una sfera: la scodella di mattoni e d’acqua stagna in basso e la cupola del cielo in alto. A ogni passo il riflesso dell’acqua rovescia il mondo sottosopra, replicando nel piccolo guscio di noce della città il rincorrersi degli emisferi.»
Elena Volpato, in "Maria Morganti" (GAM-Corraini, 2024)
Descrizione e interpretazione tipologia
Strumento
Opere che possono essere utilizzate come strumenti per fare qualcos’altro nello studio e nell’archivio