Una descrizione oggettiva, compulsiva, senza nessun velo. Una demistificazione del processo creativo. Un modo per rendere presente un fatto, per presentare un atto: questo è. Ragionamenti logici e para-logici che producono cose che contrastano con l’idea di arte come pura creazione ideale. Una comunicazione diretta, senza enfasi. Uno svisceramento. Il processo si manifesta, il pensiero si rende accessibile, il modo di pensare, di vedere e di agire si apre, senza alcun pudore, verso l’esterno fino al punto di apparire patetici e ridicoli. Il brulichio del ragionamento si disvela per cercare di avvicinarsi agli altri e far sì che, altri, possano farlo diventare proprio. Ci si confessa, per rendere evidente ogni cosa, per farsi comprendere, se mai fosse possibile, fino in fondo.
Non lo sviluppo di una metafisica che parte da un centro diramandosi verso l’esterno quanto piuttosto pezzi di pensieri scollegati, molte volte ripetuti, insistiti che si modificano e cambiano il terreno su cui poggiano ininterrottamente.
Con "Autoritratto" non intendo una forma narcisistica dell’esposizione del sé, ma un’autorappresentazione che va in cerca di una relazione.
Bisogna farsi carico della propria intimità, non si può far altro che partire da sé, dall’unicità che ogni persona rappresenta. È solamente a partire dalla propria soggettività e dalle proprie reciproche differenze che vedo possibile un dialogo. Una individualità che può esistere però solo se viene a mettersi in relazione con quella di qualcun altro. Come fosse l’immissione della propria voce in questo mondo che si dichiara per quella che è. Come dire: "Io ci sono e sono così". Per cercare di ricavare un posto dove stare nel mondo, per dichiarare il proprio punto di vista. Una posizione che si manifesta per ricercare un rapporto, un dialogo. Quasi come fosse un annuncio che dicesse: "Cercasi interlocutore!".
Questa parte del sito è costruita come fosse un libro che porta dentro al mio personale punto di osservazione sul lavoro.
Un racconto; quasi come una visita in studio, che accompagna, in una camminata, all'interno del mio spazio, del mio mondo…
Si apre un discorso non solo su ciò che penso sia l'opera ma su tutto quello che considero una visione del mio mondo.
Una meta-opera che esplicita i processi mentali e i procedimenti ma che si astiene dal dire qualche cosa sull'opera stessa (bisogna lasciarla parlare nel linguaggio che le è proprio e non sovrapporsi con le parole).
È un narrare per pensare, pensare su una pratica, un'azione.
Rimanda all'esterno la percezione che ho di me, e come tale è una cosa che può cambiare nel tempo.
I capitoli aumenteranno, invertiranno il loro ordine, si trasformeranno, si allungheranno, si accorceranno e magari spariranno o verranno sostituiti con altri.
Il ragionamento rimane aperto, non tiro nessuna conclusione l'interpretazione la lascio a voi "pubblico". Mi tolgo dal ruolo di creatrice. Divento spettatrice anch'io.
Il libro è suddiviso in diversi capitoli ognuno dei quali comincia con un'introduzione.
Le citazioni che li aprono sono tratte quasi tutte dalla scrittura di diari privati estrapolati dalla mia biblioteca di diari.
Le parole che definiscono i titoli e i sottotitoli dei singoli capitoli riassumono nel loro insieme il senso del mio lavoro. Sono tutti verbi o frasi che indicano un’azione, evidenziano una processualità.
Le immagini scelte per accompagnare le introduzioni non sono mie opere piuttosto delle evocazioni, delle suggestioni. In alcuni casi sono state fatte da me altre volte no, hanno comunque sempre a che fare direttamente con la mia vita e con ciò che faccio.
Dai titoli dell'indice, infine, si accede punto per punto attraverso i singoli paragrafi al mio lavoro, alle singole opere.
(Scritto nel 2015. Modificato nel 2018, 2019, 2022, 2024)